"Si sentiva come se non avesse un passato.
Come se si fosse trovata in quel luogo senza
sapere da dove veniva.
Era stanca di quella stanchezza che
sa dare solo il vuoto..."

-la solitudine dei numeri primi-

martedì 30 novembre 2010

Hard to stay


C'è sempre qualcosa che dobbiamo smettere di fare. Tutti sopportano o vivono qualcosa di sbagliato, che andrebbe risolto, abolito, cancellato. Può essere una sciocchezza. Può essere l'amico di turno che dice una falsità sul tuo conto, può essere qualcuno che ti coinvolge in una situazione che ti infastidisce e che accetti per amore di non litigare, puoi essere tu che perdi tempo con cattive abitudine, o sei tu di fronte ad un muro che non riesci ad abbattere, anzi, più lo guardi e più ti attrae, più resti fermo e più ti intrappola. Ritorna, riappare sempre, è uno spettro, quel che è peggio, lo spettro di chi è stato ucciso e reclama la sua vendetta. Siamo sempre noi, siamo spire di vento rinchiuse in un barattolo, non di vetro ma di tutte le lacrime che ci si sono congelate in petto, che non basterebbe una vita intera a piangerle tutte. Ho odiato chi non ha chiesto di nascere. Così come io non ho chiesto di vivere in questa vita così difficile e pesante allo stesso modo la malattia che ho in testa, questa cocente, continua disperazione, non ha mai chiesto di esistere, è il fantasma di una speranza vitale tradita dal destino. Mi frantumo addosso alle pareti della mia razionalità, cerco risposte e trovo aghi che mi cuciono la bocca, più cerco e più soffoco, e quel che non respiro nutre la mia infelicità, lei osserva zitta, lei mi conosce, ma non ci siamo scelte. Persino noi due ci sopportiamo, come due consorti annoiati persino ad ammazzarci a
vicenda.

Non ci sono mai garanzie quando sfidi una tempesta. Sono al centro della sua furia e l'unico mio conforto è sapere che ho ancora una scelta. Posso continuare a vorticare nel nulla, ad abbattermi e a lottare in una prigione di vetro, o vincere. E' troppo semplice dire che si tratta di volontà, omettendo il dettaglio che la volontà non è unica in una mente spezzata; esiste la volontà del mostro, del fantasma, dello spettro (della depressione, della nevrosi, del male, quanti nomi gli si potrebbe dare) di continuare a esistere. Insomma, ha un istinto di sopravvivenza anche lui. Ho sempre creduto che fosse una specie di demone estraneo a me, un aggressore sconosciuto da rinnegare; invece è solo un pezzo di me, ferito fino alla morte, che nutrito da paura, dolore, ma soprattutto troppa, infinita rabbia, è diventato ciò che mi tormenta e che esige giustizia. Per questo è così difficile dirgli di no. Perchè, per quella parte di noi che coincide col nostro tormento, quel qualcosa, che dovremmo smettere di fare perchè ci danneggia, in realtà è giusto, è una piccola vendetta, è un atto di rivendicazione del nostro diritto ad avere potere su una vita che sembra averci deliberatamente schiacciati.
Non va distrutto. in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, è risaputo. E la mente non funziona diversamente. Cercare di tapparsi le orecchie e non sentire più una parte di noi stessi è ugualmente un modo di ferirci. Ogni uragano alla fine trova il cielo in cui disperdersi per tornare nuvola. Così sarà per il mio fantasma. Accettare, accettare tutto ciò che mi terrorizza e, in una parola,
ricostruirmi
.




"cause there's beauty in the breakdown."

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